Wednesday, January 14, 2009

I AM AFRAID Of THE SILENCE. I AM AFRAID OF THE DARK. I AM AFRAID TO FALL DOWN. I AM AFRAID OF INSOMNIA. I AM AFRAID OF EMPTINESS.
louise bourgeois


una videoinstallazione spesso racchiude una dimensione giocosa che riguarda sia la sua fruizione che la sua realizazzione
si tratta spesso di mescolare diverse discipline : arte, performance teatrale, suono
creando una partitura che in modo nuovo si interroga sulla fruizione dell'arte ed il suo cambiamento.
spesso le videoinstallazioni risultano difficili da descrivere sia a parole sia attraverso una documentazione fotografica o video proprio perche si tratta di costruzioni, ambientazioni, dispositivi che prevedono una esperienza diretta, creati per essere vissuti.
nel nostro caso l'installazione CASA CORPO-VUOTO (1) realizzata per l'happening INVASIONI SISTEMATICHE (Zungoli 2008) parte dal corpo di un danzatore e dalla sua danza che con una tecnica Butoh giapponese sembra farlo galleggiare, il danzatore filmato su sfondo nero indossa una tuta aderente gialla (foto n1)che ci ha permsso di lavorare sul primo livello di chiave di colore (il giallo) trasformando il suo corpo in una figura stilizzata un segno eletronico, con un risultato decisamente onirico amplificato dall'utilizzo di suoni elettronici evocativi di ambienti remoti (foto n2), una seconda chiave di colore applicata allo sfondo su cui il danzatore si muove (il nero ) ci ha permesso di creare un intarsio molto efficace dell' immagine nella posizione in cui volevamo proiettarla(foto n3).
lo stesso tipo di tecnica di intarsio l'abbiamo realizzata per la performance RESTA NEL CUBO in questo caso l' intarsio di video realizzati in chiave cromatica si sovrappone con una doppia fonte di proiezione (foto n4) creando una paritura audiovisiva fruibile da piu' lati( foto n5)
si tratta in entrambi i casi di esperienze sinestetiche (combinazione simultanea di piu' percezioni sensoriali) o transensoriali che riprendono modi di fare arte progettati e sognati ben prima della nascita del video che riguardano le origini degli effetti visivi.

VALERIA BORRELLI


















(1)LA CASA COME CORPO VUOTO
uno spazio abbandonato
la produzione di tempo fatto di immagini e suoni
immagini in trasparenza attraversano le finestre - occhi
suoni di un tempo perduto dalle porte - orecchie
la casa come corpo vuoto e' abitata
qualcosa puo' accadere.

Tuesday, January 13, 2009


ANGELA ZURLO (incisione su muro Zungoli 2008)

Saturday, January 03, 2009


incursione sonora di DOMENICO DE ROSA
Domenico De Rosa ( nato a Napoli 18/8/79 ) Sound Hacher che si muove tra i confini non molto delineati della Micromusica ,elabora un percorso di ricerca che predilige in alcune parti la disidratazione del suono,in altre la componente contemplativa e in alcune la libera improvvisazione.Oltre l'attività dal vivo relaizza negli anni varie istallazioni sonore , musiche per video e spettacoli di Danza contemporanea .
Vive e lavora a Bologna


Angela zurlo work in progress

Il XXI secolo è il secolo delle ristrutturazioni, delle modificazioni dell’ “urbano”. Queste sono in rapporto con l’organizzazione della circolazione, il confronto tra povertà e ricchezza e , sotto una visione più larga, con l’espansione della violenza bellica, politica e sociale. Tutto ciò è all’origine delle ristrutturazioni urbane come dei cantieri che spesso sono testimoni sia degli scontri che hanno prodotto le rovine, sia del volontarismo che presiede le ricostruzioni.
Nato nel 2006 nello studio di Beds-in Art il progetto documentario Cantieri ospita ora Angela Zurlo impegnata, durante il mese di Gennaio, a lavorare a quello che diventerà il suo personale cantiere del quale tutti sono invitati ad essere testimoni.
In occasione dell’apertura di questa serie di appuntamenti, le mani e l’intero corpo della pittrice interagiranno sulle pareti dello spazio di Beds-in Art. Lei, che non è una performer, renderà visibili, per la prima volta, i suoi gesti, la sua tecnica, e l’impeto creativo. Il tratto, il graffio e l’incisione, caratteri distintivi del suo personale stile pittorico, rappresentano il segno visibile di quel segreto retroscena che diventerà il protagonista stesso dell’opera: la sua creazione. Molti artisti non hanno mai voluto essere osservati o ritratti all’opera, non volevano rendere palese l’atto di realizzazione, come nel caso di Lucio Fontana che ha solo simulato i suoi tagli di fronte all’obbiettivo di Ugo Mulas.
Come un cantiere questo atto performativo mette in scena l’incertezza di quanto sta per accadere, contro l’evidenza della nostra società. Angela Zurlo ci donerà , così, la possibilità di godere di un istante raro, delicato, effimero, che esula dall’arroganza e dall’evidenza del presente.
Visti attraverso le parole di Jacques Réda, in Les Ruines de Paris, i cantieri sono spazi poetici: vi si può fare qualcosa; la loro incompiutezza contiene una promessa.
I cantieri che invadono la città rispondono ad una volontà di espansione, di riunificazione o di ricostruzione, aspetti chiaramente rinvenibili nella città di Napoli. Ed è proprio la città partenopea ad aiutarci a sviscerare il cantiere che noi stessi diventiamo una volta messi di fronte alla devastazione, all’ invasione del disordine. In tutto ciò è come racchiusa una rivelazione e solo nel ricostruire la nostra realtà possiamo mettere ordine nei pensieri. Napoli, più volte protagonista di servizi fotografici, viene spesso rappresentata vuota, deserta o sotto forma di rovina. Queste rovine diventano spesso un invito a sentire il tempo. Gli artisti immaginano un qualche evento tragico che costringerà l’uomo ad abbandonare il mondo. E mentre questi scenari si svuotano e si inaridiscono Angela Zurlo li riempie di nuove presenze, osservatori assenti di un processo in evoluzione.
Angela Zurlo si confonderà così tra i suoi enormi volti di dormienti, creerà un rapporto di simbiosi estrema tra se stessa ed il segno, ci svelerà il vero tormento dei suoi lavori.

Viviana Checchia