Tuesday, July 29, 2008
Tuesday, July 15, 2008
Stan VanDerBeek
Born in 1927—died in 1984. VanDerBeek studied art and architecture first at Cooper Union College in New York and then at Black Mountain College in North Carolina, where he met architect Buckminster Fuller, composer John Cage, and choreographer Merce Cunningham. VanDerBeek began his career in the 1950s making independent art film while learning animation techniques and working painting scenary and set designs for the American TV show, «Winky Dink and You.» His earliest films, made between 1955 and 1965 mostly consist of animated paintings and collages, combined in a form of «organic development.»
VanDerBeek's ironic compositions were created very much in the spirit of the surreal and dadaist collages on Max Ernst, but with a wild, rough informality more akin to the expressionism of the Beat Generation. In the 1960s, VanDerBeek began working with the likes of Claes Oldenburg and Allan Kaprow, as well as representatives of modern dance, such as Merce Cunningham and Yvonne Rainer. Building his Movie Drome theater at Stony Point, New York, at just about the same time, he designed shows here using multiple projectors. These presentations contained a very great number of random image sequences and continuities, with the result that none of the performances were alike.
His desire for the utopian led him to work with Ken Knowlton in a co-operation at the Bell Telephone Company laboratories, where dozens of computer animated films and holographic experiments were created by the end of the 1960's. At the same time, He taught at many universities, researching new methods of representation, from the steam projections at the Guggenheim Museum to the interactive television transmissions of his «Violence Sonata» broadcast on several channels in 1970.
Friday, July 11, 2008
Tuesday, July 01, 2008
Perfect Stranger
Perfect stranger si propone all’interno dell’Orsara Jazz Festival come una riflessione visiva sul jazz. Florenskij diceva che la vista è la facoltà più elastica e più pronta in qualsiasi momento a servire come pura sensazione tattile, come pura sensazione di movimento o come intreccio dell’una e dell’altra in qualsiasi proporzione. Ed è per questo che attraverso i sei video che danno vita a questo esperimento di video istallazione, ci sembrerà di toccare con mano il jazz. Mit Borras, Valeria Borrelli, Alessandra Cianelli, Xavier Gavin, Silvia Maggi e Nazzareno Guglielmi non hanno prodotto dei semplici videoclip musicali, ma hanno creato le loro opere partendo da concetti e caratteristiche che definiscono il jazz e possono essere riscontrati in altri ambiti della vita e dell’arte come l’IMPROVVISAZIONE.
Lévi.Strauss paragona l’operato del jazzista all’attività del bricoleur, il quale non crea partendo da un progetto messo a punto a tavolino, ma si rivolge a quell’insieme di cose, materiali e strumenti già accumulati nel tempo, sviluppando con essi un dialogo costruttivo. Il bricoleur, quindi, ignora cosa produrrà esattamente, ma utilizzando ciò che ha sottomano, lo riorienta. Il risultato è così strettamente legato ai materiali che ha disposizione: anche in questo c’è improvvisazione. Questo esempio è molto vicino al processo creativo di Picasso. In Le mystère Picasso, un documentario del 1956, Henry George Clouzot ricorre ad una serie di fermo-immagine che mostrano un dipinto di Picasso nelle varie fasi di realizzazione. Utilizza una scansione temporale prima di cinque e poi di dieci minuti, due inquadrature sequenziali della stessa opera che ci rendono l’idea di come lavora l’artista e come agisce sulla composizione. Risulta chiaro da queste immagini che Picasso non avesse uno schema predefinito per trasferire le sue emozioni sulla tela, ma che adattasse il risultato retroagendo con l’idea precedente: modellando le forme a seconda di ciò che già aveva trascritto sul supporto.
Anche attraverso il video è possibile avvicinarsi a questo stadio di improvvisazione. Il jazz, inoltre, è una musica estremamente visiva, non perché documentata visivamente più di ogni altro genere musicale, ma perché è una musica fatta con il CORPO. Body Music, fa muovere e richiede movimento per essere prodotta. Il corpo umano è un soundful body, esso diventa sito del suono. Quest’ulteriore aspetto del jazz corrisponde con il tema centrale trattato nella video istallazione di Valeria Borrelli Fiori di luce (perfomed da Antonio Sacco), uno studio di ritmo, armonia,unità ed organicità strettamente legato al corpo in movimento ed alla gioia che esso genera.
Sarà invece il SUONO il fulcro della riflessione di Mit Borras. Un suono evocativo, questa volta, reso percepibile anche attraverso la bocca, quindi, un ulteriore senso coinvolto: il gusto.
Perfect Stranger si compone, così, di lavori multisensoriali ambientati in pieno centro storico ad Orsara di Puglia. Come ha sottolineato Michele Ferrara: “ricerca di innovazione”, e perché no, dialogo tra tradizione e modernità.
Viviana Checchia
Perfect stranger si propone all’interno dell’Orsara Jazz Festival come una riflessione visiva sul jazz. Florenskij diceva che la vista è la facoltà più elastica e più pronta in qualsiasi momento a servire come pura sensazione tattile, come pura sensazione di movimento o come intreccio dell’una e dell’altra in qualsiasi proporzione. Ed è per questo che attraverso i sei video che danno vita a questo esperimento di video istallazione, ci sembrerà di toccare con mano il jazz. Mit Borras, Valeria Borrelli, Alessandra Cianelli, Xavier Gavin, Silvia Maggi e Nazzareno Guglielmi non hanno prodotto dei semplici videoclip musicali, ma hanno creato le loro opere partendo da concetti e caratteristiche che definiscono il jazz e possono essere riscontrati in altri ambiti della vita e dell’arte come l’IMPROVVISAZIONE.
Lévi.Strauss paragona l’operato del jazzista all’attività del bricoleur, il quale non crea partendo da un progetto messo a punto a tavolino, ma si rivolge a quell’insieme di cose, materiali e strumenti già accumulati nel tempo, sviluppando con essi un dialogo costruttivo. Il bricoleur, quindi, ignora cosa produrrà esattamente, ma utilizzando ciò che ha sottomano, lo riorienta. Il risultato è così strettamente legato ai materiali che ha disposizione: anche in questo c’è improvvisazione. Questo esempio è molto vicino al processo creativo di Picasso. In Le mystère Picasso, un documentario del 1956, Henry George Clouzot ricorre ad una serie di fermo-immagine che mostrano un dipinto di Picasso nelle varie fasi di realizzazione. Utilizza una scansione temporale prima di cinque e poi di dieci minuti, due inquadrature sequenziali della stessa opera che ci rendono l’idea di come lavora l’artista e come agisce sulla composizione. Risulta chiaro da queste immagini che Picasso non avesse uno schema predefinito per trasferire le sue emozioni sulla tela, ma che adattasse il risultato retroagendo con l’idea precedente: modellando le forme a seconda di ciò che già aveva trascritto sul supporto.
Anche attraverso il video è possibile avvicinarsi a questo stadio di improvvisazione. Il jazz, inoltre, è una musica estremamente visiva, non perché documentata visivamente più di ogni altro genere musicale, ma perché è una musica fatta con il CORPO. Body Music, fa muovere e richiede movimento per essere prodotta. Il corpo umano è un soundful body, esso diventa sito del suono. Quest’ulteriore aspetto del jazz corrisponde con il tema centrale trattato nella video istallazione di Valeria Borrelli Fiori di luce (perfomed da Antonio Sacco), uno studio di ritmo, armonia,unità ed organicità strettamente legato al corpo in movimento ed alla gioia che esso genera.
Sarà invece il SUONO il fulcro della riflessione di Mit Borras. Un suono evocativo, questa volta, reso percepibile anche attraverso la bocca, quindi, un ulteriore senso coinvolto: il gusto.
Perfect Stranger si compone, così, di lavori multisensoriali ambientati in pieno centro storico ad Orsara di Puglia. Come ha sottolineato Michele Ferrara: “ricerca di innovazione”, e perché no, dialogo tra tradizione e modernità.
Viviana Checchia