SABATO 21 MARZO 2009 ore 22 BEDS IN ART STUDIO SACCO
PIAZZA CAVOUR 152 NAPOLI
IL PROGETTO CANTIERI A CURA DI ANTONIO SACCO E VALERIA BORRELLI
testi critici di Viviana Checchia
PRESENTA la Performance TARANTULAE
Ideazione e danza: MATTIA DOTO
Costruzione di scena: Mattia Doto, Angela Zurlo
Adattamento sonoro: Fausto D’Andrea
Ecco, nel respiro
oscuro male incurabile,
dice il non detto
fa svelamento;
niente o tutto mi veste,
raschiare pezzi di pelle finta
e cos’altro c’è?
Forse niente si muoverà per falsare l’enunciato.
Eppure qualcosa si consuma.
Qui, ora, l’osso ribelle, sceglie.
Rinasco.
Mattia Doto
...Era il suo nikutai (corpo di carne) che esplode, si rivolta dall'interno, contro la modernità e le leggi che essa impone «per una società in cui la produzione prevale, l'uso inutile (senza fini) del corpo, ciò che io chiamo danza, è un taboo. Posso dire che la mia danza ha le stesse basi del crimine, dell'omosessualità maschile, delle feste e dei rituali: esibisce la propria inutilità in faccia alla società».Il butoh ha molto in comune con certa arte performativa occidentale degli anni 60: in particolare il tentativo di proporre qualcosa di reale che abbandona gli artifici teatrali. Per alcuni artisti butoh mettere il proprio corpo in uno stato di crisi è un modo per tentare di raggiungere un stato d’essere che va totalmente oltre la finzione, esattamente come fece Crish Burden, chiuso in un telo nel mezzo di una strada trafficata, o Joseph Beuys, trascorrendo tre giorni chiuso in una stanza con un coyote. Joseph Beuys come artista-sciamano. Il butoh profondamente connesso con lo sciamanismo asiatico,la taranta come esorcismo a carattere musicale che guarisce esattamente come le danze sciamaniche. Un cerchio che si chiude e che Mattia Doto interpreta e fa suo alla perfezione.
Viviana Checchia
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