conversazione con Lino Fiorito
Antonio Sacco: da che nasce il discorso acquerelli. perché' gli acquerelli?
Lino Fiorito: il discorso acquerelli nasce da una comica finale
ho fatto un viaggio in india e non avevo possibilità' di lavorare con i mezzi che usavo di solito e per la prima volta in assoluto ho preso i colori acquerelli e me li sono portati in india …
stavo su un barcone… e facevo tutto il giorno acquerelli e così' è cominciato a poco a poco è diventato un mezzo sempre più' necessario ed utile perché gli acquerelli sono una tecnica di lavoro che in se ha una sua piacevolezza… mi piace il fatto che siano semplici puliti mi serve solo un bicchier d'acqua un paio di pennelli..è il mezzo a parte il disegno più facile da usare per cui anche quando sono in turnè oppure sul set di un film posso comunque lavorare abbastanza tranquillamente e con risultati che possono essere portarti in un quadro ad olio o in un lavoro più impegnativo
una facilità di lavoro semplice ed utile
Antonio Sacco: la dimensione tempo quanto è importante e come la porti all'interno del lavoro che fai?
Lino Fiorito: capita che in un pomeriggio puoi fare un quadro e 3 acquerelli oppure fai un quadro 2 acquerelli ed una scultura
in realtà' il tempo per questo tipo di lavoro è relativo perché' in realtà' è come se tu non staccassi mai e quindi puoi stare anche un mese a pensare a qualche cosa che ti ha colpito e vorresti tirarci fuori un lavoro e poi nel giro di un tempo minimo rispetto a tutto il resto realizzare quello che hai in testa
il tempo è quello che ti concedi
il tempo è una variabile …
Melville diceva non ho tempo serve tempo ma il tempo te lo crei appunto puoi anche stare fermo due mesi ma alla fine dei 2 mesi realizzi una serie di lavori che sono comunque il prodotto di quel tempo
Antonio Sacco: tu parlarvi del cinema che ti ha permesso molti incontri e molte esperienze di collaborazione quanto porti nel cinema la tua ricerca minuta semplice e quanto invece al contrario il tuo esercizio quotidiano con gli acquerelli porti in una dimensione più' collaborativa come il cinema in cui ci sono più' soggetti che entrano in gioco
Lino Fiorito: quella è la parte più affascinante
il fatto che c'è questa grande differenza tra quando sono in studio o a casa a dipingere con gli acquerelli o a fare la ceramica in una dimensione estremamente solitaria, invece al teatro con compagni con cui lavoriamo ad uno spettacolo oppure quando lavoro nel cinema con una troupe sono momenti di lavoro di squadra…
devo dire che il lavoro di squadra mi piace di più quando lavoro in teatro perché' c'e' ancora la possibilità' di avere dei rapporti e di costruire quasi come quando lavori da solo…
puoi costruire ancora appunto prima si parlava del tempo ed in teatro un minimo di tempo telo concedi
sul set invece tutto molto più' caotico ci sono più persone, è tutto organizzato secondo ritmi più serrati quest'aspetto del cinema mi ha dato la capacità di reagire in maniera più veloce a qualsiasi problema soprattutto perché' il mio reparto appunto scenografia con una tenda o una pianta nasconde una serie di magagne che la camera non riuscirà a leggere all'interno di un ambiente che può sembrare ricchissimo ma poi in realtà si tratta di una stanza vuota e nuda però semplicemente organizzando un po' lo spazio, mettendo qualche oggetto qua e la e soprattutto con l'aiuto della luce, si riesce a creare un atmosfera che è difficile creare in altre situazioni
comunque sono 3 modi diversi di lavorare e sono tutti e 3 utili ma quello che mi fa preferire il teatro è questo modo di fare che mi fa sentire come artista più legato alle avanguardie storiche
così come all'inizio del secolo scorso c'era Picasso che faceva i bozzetti per i balletti di Djagilev, oppure De Chirico che faceva le scene per il Maggio Fiorentino, io credo che c'è sempre stato questo rapporto tra pittura e scenografia nel teatro ma anche nel cinema i primi film d' avanguardia sono stati realizzati da artisti come Man Ray oppure Duchamp, Picabia, Picasso.
In realtà tu giochi con dei mezzi con un oggetto ma quello che porti è un atteggiamento che poi credo sia di curiosità, un atteggiamento di gioco, non sai bene cosa accadrà, un atteggiamento rispetto al fare abbastanza semplice istintuale, come un bambino che gioca.
Una libertà' rispetto alle cose.
Certo le forme i colori le frasi che ti girano per la testa prima o poi da qualche parte riappaiono nel lavoro nelle cose ma la maggior parte delle volte si tratta di un atteggiamento legato al fare e quindi enormemente più diretto.
Antonio Sacco: Dentro è il titolo di questo progetto
dentro come lo definisci un messaggio che vuoi dare al pubblico della mostra oppure una sorta di manifesto su una situazione contemporanea in cui invece e tutto fuori
Lino Fiorito: io più' che di messaggio parlerei di massaggio, si una sorta di massaggio alla testa.
Il dentro poi in particolare è legato molto di più' al posto dove abbiamo pensato di collocare la mostra, questa specie di bunker che sta sotto La Casaforte S.B., che non al lavoro in sé.
Il lavoro è sempre un prodotto del dentro ma è anche vero che è sempre influenzato dal fuori poi è difficile parlare di soglie , di confini in realtà è sempre tutta una massa di roba che si agita …non so come dire.
Antonio Sacco: l'uso di un colore rispetto ad un altro esiste un linguaggio un vocabolario?
qualcosa che tu usi come metafora,come ricordo, come memoria
come impulso, che hai in qualche modo decodificato del tuo lavoro
Lino Fiorito: l'uso del colore è legato ad una questione di sensazioni come in generale partendo dagli acquerelli mi piace usare il rosso perché c'ha un bel timbro, il giallo ma può essere bello anche l'arancione tutto è legato al lavoro che stai facendo non ho mai attribuito personalmente una particolare connotazione simbolica al singolo colore.
Certo si può leggere in un lavoro qualsiasi riferimento ma quello è un gioco a parte quando lavoro veramente il lavoro è molto più legato ad una immediatezza.
Ci sono veramente tonnellate di pensieri che mi capitano nella testa
sono immagini che si accavallano, sono ricordi magari una poesia.
Lavori e contemporaneamente da una parte hai un cervello vuoto e dall'altra un cervello che continua a elaborare quello che fai ma è come se non ci fosse una volontà precisa… non è che pensi ora ci metto l'arancione perché l'arancione in questo momento ha un significato particolare
soprattutto nel lavoro che sto sviluppando da un po' di anni a questa parte che è un lavoro essenzialmente astratto dove forse puoi ritrovare delle immagini che ti ricordano delle cose come se tu stessi dall'altra parte dell'astrazione…
non tanto l'astrazione come viaggio nello sconosciuto ma è quasi un astrazione che ti porta al conosciuto
non mi creo tanti problemi di riconoscibilità, da questo punto di vista non ho mai pensato che il mio lavoro andasse decodificato in termini di colori o cose del genere
ma poi è possibile che qualcuno domani guardando tutti i miei lavori trovi una possibile lettura ma sarà la sua lettura.
Antonio Sacco: quali sono gli artisti o le persone che hai incontrato che ti hanno maggiormente influenzato?
Lino Fiorito: gli artisti che ho incontrato sono tanti io ho lavorato con Sandro Chia con Mariani, sono stato amico di Luigi Ontani, di Alighiero ho conosciuto moltissimi artisti
anche in America ho incontrato un altra massa di artisti
in realtà prendi da tutti e dai a tutti
il piacere di lavorare così' è proprio questo, scopri che puoi prendere da tutti e tutti sono bravissimi a cominciare dal pittore delle caverne in Francia fino al graffitista e pure quello che sporca i muri sul porto, e come se tutti questi contribuissero ad un paesaggio visivo e contemporaneamente interiore che è enorme
c'è un mondo di mondi fatti da Giotto, da Piero della Francesca, da Bacon e da Freud contemporaneamente.
Ci sono momenti in cui sono più influenzato da uno che da un altro ma in linea di massima è abbastanza raro che non mi emozioni davanti ad un lavoro d'arte, di pittura o di scultura, perché' tutte queste cose parlano dell'umano di questa voglia di esprimersi.
E' come se ci fosse un alito, uno spirito che passa attraverso i secoli, attraverso tutte queste differenti persone ed arriva fino a me.
E' come se questa nuvola di immagini, di cose, di forme, di colori …che fanno parte del tuo bagaglio visivo, del tuo bagaglio di lavoro e che sono sempre là ed anche senza rendertene conto le usi mentre lavori.
Ti viene in mente un colore o un pezzo di muro di un affresco di Ravenna e lo usi ma è un bagliore, un passaggio, un qualcosa che si illumina e semplicemente che tu ti porti dentro di te e scarichi nel lavorare.
Antonio Sacco: il concetto e l esperienza della memoria quanto influisce nel tuo lavoro ma anche nel quotidiano,quanto delle tradizioni anche dell' arte conservi o in qualche modo respingi?
Lino Fiorito: io credo che il concetto della memoria sia un concetto veramente variabile
ho letto recentemente una cosa interessante in cui si parlava della superficialità dei popoli del sud rispetto alla profondità dei popoli del nord.
Come sai divido il mio tempo tra Napoli e Colonia dove vive mia moglie ed io stesso spesso ho detto che a Colonia mi sembra di pensare più facilmente,
in realtà mi sembra di pensare più facilmente perché Colonia è una città meno complicata di Napoli.
Mentre Napoli ti fa stare con tutti gli allarmi tesi e con tutti i sensi assolutamente sempre presenti
perché appunto è una città nella quale devi navigare , Colonia è una città dove essendo tutto molto più strutturato hai più facilità di poterti astrarre di poterti mettere intere giornate in un parco e non ti succede niente non incontri nessuno, stai sereno, puoi attraversare la strada leggendo il giornale se il semaforo è rosso e nessuno ti ammazza.
a Napoli devi essere presente in qualsiasi momento.
Detto questo è divertente perché c'è un modo diverso di intendere la memoria
perché è come se qua a Napoli fossimo immersi in una tale bellezza di luce di clima per cui tu vivi la giornata
è come La Capria che dice ''noi viviamo la bella giornata'' un po' è così, perché la bella giornata ti si schiude davanti e tu no pensi a ieri mentre in una situazione più nordica con un clima diverso hai un atteggiamento più portato alla riflessione al guardarti dentro.
Rispetto al discorso della memoria l'arte e gli artisti che mi hanno preceduto, gli artisti con cui sono amico sono presenti sempre come gli amici, come è presente dentro di te tutto quello che vivi e sta' qua dentro di te è,
un bagaglio a cui inconsciamente puoi attingere quando ti serve, è come buttare il secchio nel pozzo sai che sta là e quindi lo prendi.
Antonio Sacco: mi dicevi che prima di iniziare un acquerello fai delle cose zen come affettare un pomodoro preparare l'insalata ..le cose più quotidiane ti servono per separare un tempo più interiore
Lino Fiorito: si in un certo senso è per sdrammatizzare perché se ti metti davanti ad un foglio bianco è come buttarsi giù da una rupe
se pensi che esista un spirito della pittura che deve arrivare da te, tu che fai?
innanzitutto lo spirito della pittura dipende da come lo immagini puoi immaginarlo come una bella donna o come un fulmine e allora tu ti prepari stai bello tranquillo pettinato ti metti a tavolino tieni le mani pulite, ti sei messo un po' di profumo, stai sereno e quindi alla fine anche il fatto di tagliare il pomodoro o di mettersi a pelare le patate è come dire che io sto sereno faccio il mio lavoro poi mi siedo e aspetto che arriva lo spirito.
Antonio Sacco: invece non hai mai pensato che l'agitazione il caos potesse essere restituito su un foglio bianco
Lino Fiorito: si ma l' ho fatto quando ero più giovane ora sono più rilassato conservo le mie energie
cerco di trattenere le mie energie e ovvio che è pire una questione di differenti tempi della vita.
A 20 anni hai una energia che ammazzeresti i tori, non dormi, bevi, fumi, fai tutto quello che vuoi fare dipingi per 400 ore di seguito...
Comunque crescendo e anche maturando nel lavoro alla fine impari a costruire incamerare le energie e a restituirle nel momento giusto.
Antonio Sacco: quanto e' importante l'ambiente per te?
Lino Fiorito: se parliamo dello spazio di lavoro, letteralmente dello studio nel quale lavoro, è importane ma relativamente, deve esse una situazione minimamente comoda.
Se devi fare un quadro o un acquerello deve essere una situazione comoda nella maniera che il quadro possa essere messo secondo una certa luce , che io possa avere i pennelli comodamente distesi… è vero però che se hai voglia di fare un acquerello dipingi in qualsiasi situazione.
Certo potendo vivrei in un castello con tutta la possibilità di avere uno spazio per le ceramiche, uno spazio per gli acquerelli, uno spazio per i quadri ma poi alla fine mi sembra che ora questo tipo di logistica l'ho adottata: gli oli li faccio a Colonia , gli acquerelli li faccio a Napoli, le ceramiche le faccio a Salerno.
E' come se avessi questa specie di studio allargato, sparso
Se hai la possibilità di lavorare in maniera tranquilla dabbene…in realtà per fare gli acquerelli serve proprio poco, un tavolino, una sedia, un bicchier d'acqua
….io personalmente sono sempre stato legato alla pittura credo che la pittura abbia un sacco di cose da dire, è una cosa affascinantissima, un mondo in cui ti puoi perdere, è una possibilità infinita di invenzione di forme, di invenzione di colori, di accostamenti…una cosa talmente vasta che perché rinunciarci.
E' ovvio che dipende dalla tua indole, dalla tua poetica come posso chiamarla...
poi il fatto che io voglia occuparmi di pittura , di acquerelli o di ceramiche che sono più o meno astratte non fa di me un cittadino di serie b sono comunque un uomo interessato a quello che succede nel mondo, sono comunque interessato a quelli che sono i problemi ed i dibattiti che ci sono in questo momento nel mondo ma questo non significa che debbano entrare per forza nel mio lavoro , che è un altra cosa non sento questo bisogno di fusione,
non mi sento meno ecologico perché non faccio un quadro sul fatto che gli alberi stanno scomparendo.
Un mio quadro può essere che sia altrettanto forte sull'immaginario di chi guarda e che possa far scaturire quel tipo di pensiero sulla natura senza necessariamente andare ad evocare o rappresentare direttamente ma come discorso a latere
Antonio Sacco: se tu dovessi insegnare o comunque dare qualche consiglio ad un figlio ad un giovane ad un ragazzo, cosa gli diresti?
Lino Fiorito: la cosa che gli direi all' inizio è quella di fare quello che gli và di fare.
Giusto come tecnica che ho usato io con gli acquerelli che sono abbastanza ostici all'inizio, perché il colore si sporca e può essere complicato credo che cercare di farsi degli autoritratti sia abbastanza utile, perché c'è una parte di te che può essere rappresentata nella maniera più giusta possibile.
Il fatto che si scelga di che colore farsi il viso o i capelli e gli occhi,
questo tipo sforzo affina le tue possibilità di espressione...come inizio come allenamento è una cosa interessante
Antonio Sacco: credi che gli altri vedono in te quello che tu vedi o c'è uno slittamento?
Lino Fiorito:no è meglio lo slittamento,
è come quando leggi una poesia
è chiaro che il poeta stesse intendendo una cosa ma quando vai a leggere la poesia hai delle tue possibilità personali di lettura pur sapendo che c'è una lettura che ha fatto il poeta o il critico.
Non c'è una sola verità ci sono sempre più verità, ci sono più possibilità ed ognuno di noi ha una sua abilità e possibilità di lettura pur di fronte allo stesso fenomeno ed è ciò che ti permette di poter rivedere quadri, riascoltare canzoni nel corso della esistenza e poter sempre riscoprire qualcosa che ti colpisce
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